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~ Parole e belletti

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Archivi della categoria: Vita

Oltre

01 lunedì Mar 2021

Posted by fleurerose in Vita

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Leggere e viaggiare. Ad ogni parola letta, ad ogni emozione scoperta, si cambia un po’. Esattamente come quando lo sguardo si posa su un paesaggio sconosciuto o l’udito si lascia irretire da un idioma straniero.

Vita e morte. Tutto quello che è concesso ad un essere umano. Tutto e un po’ di più. Quel confine invisibile che disegna possibilità infinite, restituendo al cuore l’illusione di essere eterno.

Non conosco gioia più grande né umana gratitudine nel sentire una carezza evocata dalle parole o il soffio del vento che urla saggio in cima ad una montagna.

Tutto così vivo. Potente e luminoso come solo l’amore può sperare di arrivare ad essere.

Leggere e viaggiare.

Con gli occhi puoi abbracciare il mondo e per un attimo percepire di essere parte di un disegno immenso di cui non è necessario capire la trama.

Leggere e viaggiare.

Ogni dolore diventa il proprio. Ogni redenzione pulisce l’anima e scalda la mente.

Tutto.

Vita in un movimento incessante di curiosa creatività.

Tutto.

Nous… nous…

19 venerdì Feb 2021

Posted by fleurerose in Vita

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Nel buio, con i sensi in allerta, ho percorso la strada che mi portava da te. Veloce con il respiro che mi tagliava il petto.

I passi, musica precipitosa, stonati accordi di un’emozione straripante.

Silenzio. Ho trattenuto il fiato. Fino a quasi ad esplodere. Fino ad essere me. Tutta intera. Viscere e occhi neri. Pelle diafana, calda, contro l’inverno.

Una luce. Piccola intermittenza come un saluto.

Tu.

Un lieve rumore.

Noi.

Gli occhi increduli. Le labbra nervose. Voraci. Le mani smarrite su sentieri di pelle e lana.

Volute di fumo bianco nella penombra.

Baci irresistibili in cui affogare come chi, per dispetto, non ha mai imparato a nuotare.

Nero.

Due corpi.

Il cuore un nemico da narcotizzare.

Nel buio.

Una storia.

Noi.

Corpo a corpo senza fermarsi fino a diventare un unico, profondo respiro. Su, su, su… fino ad un’indicibile vertigine.

Noi…

Shopping rosa

30 sabato Gen 2021

Posted by fleurerose in Suggestioni, Vita

≈ 3 commenti

Apro un armadio virtuale. Stando sdraiata. È un po’ che le gambe, più su la colonna vertebrale e ai lati, le mie “autarchiche pinze”, hanno deciso di funzionare male e abbandonarsi a dolori che mi fanno compagnia giorno e notte.

Sto sdraiata. Accendo della musica, passando da Mozart al rock, e mi vesto. Apro un armadio virtuale, scelgo un pantalone, una camicia, un giaccone del giusto peso. Poi passo agli accessori, una pashimina o una collana, un paio di calze colorate, una borsa a tracolla o una piccola borsetta a mano. Infilo le scarpe, senza tacco. Mi osservo, correggo qualcosa che non mi piace poi passo in un altro armadio e tiro fuori i trucchi. Nuova pagina. Scelgo il fondotinta, la cipria, un blush allegro e intonato al mood, abbondante mascara e un po’ di lucidalabbra.
Rosa, rosso, blu si palesano davanti ai miei occhi. Vestono, colorano, consolano.

Manca solo il mio tocco personale, quello che più mi rappresenta.
Allungo la mano, apro il cassetto. Una nuvola sottile si diffonde nell’aria, rosa e patchouli, invadono pelle e pensieri.

Ecco, sono pronta!

Posso scendere giù per le scale. Una sottile, invisibile scia parlerà di me. Anche agli occhi che non sanno vedere.

C.

Boom

20 martedì Ago 2019

Posted by fleurerose in Vita

≈ 6 commenti

Umanità malata. Dipendente da assuefazione emotiva, droghe di qualunque genere, sesso promiscuo.

Vendita di anime al miglior offerente.

Una giostra. Un tritacarne a getto continuo.

Poi una mattina qualcuno si sveglia, preme il grilletto e si fa esplodere il cervello.

Per uno che va via… ne restano miliardi a distruggere chi ancora è capace di sentire e di sentirsi.

Apparenze

14 mercoledì Ago 2019

Posted by fleurerose in Life, Vita

≈ 4 commenti

È carne e sangue,

pare trasparente

come amore puro.

Ad ogni tocco

rende marcia

umana carne rosa

e pazienti intenti.

Drawing

08 giovedì Ago 2019

Posted by fleurerose in Vita

≈ 11 commenti

Interno mattina.

Fuori uggioso che agosto, certe volte, si annoia.

Io ancora a letto. Reggiseno e calzoncini. Peter Frampton si sgola dal mio iPhone. Pensieri sparsi tra la pancia, la testa e l’anima.

Un caffè ancora caldo, qui vicino a me,

Tutti dormono.

È rimasto anche Fabio, solo che lui è uscito alle sette e venti ed io ancora ero nelle braccia dell’amico Morfeo.

Oggi un po’ così, corpo in Italia, testa in vacanza.

X giorno senza “H”. Non so come sto. Siamo stati una coppia. Strana. Unita. Incasinata. Pur sempre una coppia.

Ogni tanto sento che mi pensa. Lo so.

Ogni tanto lo penso.

Guardo gli occhi di Juliette e mi arriva un colpo dritto al cuore. Quegli occhi li ho avuti dentro i miei per un sacco di tempo. E con lo sguardo tornano odori, frammenti di immagini, sensazioni, il calore della pelle.

C’è ancora nostalgia. Come potrebbe essere diverso?!?

Io umana. Carne. Ossa. Sentimenti.

Impossibile cancellare tutto. E la rabbia non è funzionale, fa stare male. Inutilmente male.

Mi alzo e, con una matita invisibile, ridisegno parte dei miei confini. Mi ricompatto, mi amo. In modo che il pensiero di te non possa più nuocere e rimanga solo lo spazio per i ricordi migliori.

C.

Cerniera

04 domenica Ago 2019

Posted by fleurerose in Vita

≈ 8 commenti

Non mi parli.

Non ci parliamo.

Cazzo, ventuno anni.

1998. 2019.

Eravamo noi.

Si è frantumato tutto.

Oggi io e TUA figlia abbiamo macinato chilometri.

Gli stessi posti. Gli stessi odori.

Tu stai con una raccattata chissà dove.

Vorrei sapere che hai nel cervello, oltre che sotto la cerniera dei pantaloni.

Che razza di uomo ha diviso la vita con me?

Oggi ancora incazzata.

Domani chissà?

A me. Ora DEVO pensare a me.

c.

To safe

03 sabato Ago 2019

Posted by fleurerose in Vita

≈ 2 commenti

Di sale queste ore

nella bocca arsa

e nel cuore di vetro.

Frammenti di dolore

sparsi nel corpo

feriscono parti

di un’anima tenace.

Finisce qui!

02 venerdì Ago 2019

Posted by fleurerose in Vita

≈ 37 commenti

Interno notte.

Lo scrivo qui. Ho raccontato. Mi sono raccontata. Di amore e di coraggio. Ho usato le parole per raccontare, nutrire, cullare voli di immensa felicità amorosa. Ho usato le parole anche per il loro potere taumaturgico, mettendo a nudo me stessa ed il profondo dolore fisico e, imprescindibilmente, umano che ha caratterizzato la mia vita nell’ultimo periodo.

Lo scrivo qui.

Di nuovo.

La notte del due agosto, anzi l’alba del due agosto duemiladiciannove .

Siamo a casa. Noi. Io, G., Juliette.

Loro sono in camera insieme a Flaminia. Seduti sul bordo della finestra. Li sento chiacchierare, italiano, francese, inglese si mescolano allegramente come in passi di danza ben calibrati. Qui è da sempre così.

Io, in questi giorni un po’ “strani”, mi sono concessa di riprendere a fumare. Non dovrei. Aggiungo male al male fisico. Ma non riesco a smettere. Non so farlo. Ho fumato “per quasi tutta la vita” e ogni boccata di fumo mi calma e mi “riporta un po’ alla me che conosco bene”.

Sono seduta al tavolo del terrazzo. Accendo una sigaretta. Mi rilasso. Il telefono, vicino a me, ammennicolo nero sul piano lucente e bianco, s’illumina.

Un messaggio tuo.

Un palloncino rosso.

“Ehi… che fai voli?!?”

Era arrivato un altro tuo messaggio stamattina sul tardi ma lo avevo ignorato.

Faccio fatica. Passo dalla rabbia al volerti amare disperatamente.

Mi manchi fino a farmi vomitare.

Ti detesto fino a volerti cancellare.

Questa volta cedo. Uno scambio di messaggi. Battute ma non come le solite. C’è qualcosa che non ci rende completamente “noi”.

Alle diciotto e zero otto, l’ultimo messaggio.

C’è tua figlia qui. È venuta da Parigi. Per me, certo ma soprattutto per te. Sapeva che eri tornato qui. Sapeva che io e G. saremmo andati in Francia per una settimana ed è voluta venire per tornare su con noi. Lei ha un cuore grande.

Alle diciotto e zero otto il tuo whatsapp si ferma.

Preparo la cena. Patate al forno. Mozzarella in carrozza da accompagnare con una salsa un po’ saporita al pomodoro e basilico.

Cucino.

Cerco di distrarmi.

Cucino.

Cerco di distrarmi.

Ceniamo noi tre. Io, Juliette e G. Flaminia è tornata a casa del padre.

Risate, forse stavolta, apparenti.

Riordino. I ragazzi mi aiutano.

Innaffio le piante.

Fumo un’altra sigaretta.

Mi distraggo.

Ventuno e venti.

Il tuo whatsapp è fermo alle diciotto e zero otto.

M’infilo un vestito corto. Uno di quei cazzo “di vestitini” che tanto ti piacevano.

“Sei così sexy” mi ripetevi con lo sguardo che ti brillava.

Prendo la borsa, poi torno indietro e passo pure un po’ di rossetto sulle labbra. Non tralascio neppure il profumo. Non sarei io.

“Ragazzi, io esco!”

Corro giù, un piano di scale coi gradini a due a due. Il cuore in gola, il respiro come incollato ai polmoni.

Esco. Un secondo d’indecisione, poi salgo in macchina. Non dovrei guidare in questo periodo. Tutti i medici che mi tengono in cura me lo hanno sconsigliato/vietato.

Eludo il consiglio.

La mia Cinquecento rossa, mi accoglie e mi conforta. Spazio ed odore familiare.

Ventuno e trentadue.

Il tuo whatsapp fermo alle diciotto e zero otto.

Metto in modo.

La strada la conosco bene. Il percorso va in automatico. Questa è la mia zona, ci ho vissuto con i miei dai cinque ai diciannove anni. E da più di tre anni è di nuovo casa per me.

Paesaggi familiari, alberi e case di cui conservo una mappa interiore.

Guido.

Françoise Hardy mi fa scendere le lacrime che io, prontamente, ricaccio dentro.

Arrivo sotto casa sua.

Il tempo di fare un giro per trovare parcheggio. Ne trovo uno dietro la fioriera che porta ai box. Faccio un pezzo di retromarcia. Sto per entrare nello spazio vuoto, quando, nello specchietto retrovisore, mi compaiono due figurette (lui lunghissimo e lei minuscola) abbracciate tanto strette da sembrare una cosa sola.

Lo sguardo si distoglie.

Ventuno e quaranta.

Il cuore si ferma.

Gola. Stomaco. Polmoni.

Il corpo si fa pietra.

Ventuno e quarantuno.

Scendo dall’automobile.

La borsa di stoffa blu, stretta davanti alla pancia.

Cammino senza sentire i piedi.

L’asfalto non esiste.

Sette passi.

Ventuno e quarantadue.

Mi fermo davanti a loro due.

Alzo lo sguardo verso di te. Fisso. Non parlo. Tu mi guardi, stai per aprire bocca, quando lei, candidamente chiede, “Scusi lei chi è?”

Sento il labbro inferiore tremare. Il sudore, gelato, invadere ogni millimetro della mia pelle, la saliva sparire per sempre dalla mia bocca.

La guardo. Vi guardo.

“Sono la donna che il dodici ottobre sarebbe dovuta diventare sua moglie!”

Mi giro e i passi diventano corsa.

Mi butto dentro l’automobile.

Sento la tua voce che rincorre il mio corpo. Eco di un amore forse mai esistito.

Metto in moto.

Ventuno e quarantacinque.

La macchina contiene il mio dolore.

Alberi e case familiari.

Giovedì primo agosto duemiladiciannove. È finita!

È qui!

31 mercoledì Lug 2019

Posted by fleurerose in Vita

≈ 10 commenti

Interno pomeriggio.

Fa caldo, molto. Le zanzare, nonostante la disinfestazione periodica, salgono a nugoli dal giardino sottostante e m’inseguono per banchettare allegramente con il mio sangue.

La sacca rosa all’ingresso. Un pacchettino sul mobile bianco, incartato di rosa anch’esso. Le braccia al collo con la porta ancora aperta.

Juliette è atterrata un’ora fa. È appena arrivata a casa. Lei dolce e delicata. Lei col sorriso disarmante e gli occhi verdi di suo padre. I capelli ricci, che ricadono ribelli lungo le spalle.

“Non ti pReoccupare” con il suo italiano incerto e l’accento morbido che tanti bei ricordi riporta a galla nel mio cuore un po’ maltrattato.

È venuta in taxi. Una scelta perentoria. Non ti affaticare. Non rischiare.

È venuta da me. Da noi. Me e G.

Lei che fa parte della nostra vita. Lei un po’ la figlia femmina sognata, desiderata come G., nonostante il momento complicato, è ancora il figlio maschio speculare. L’altra faccia della luna di un uomo che in questo momento fatico a comprendere ma a cui, nonostante tutto, mi lega un affetto (amore) a cui non so ancora abdicare.

Le braccia al collo. Cuore contro cuore. Occhi negli occhi. Baci che schioccano e parlano di bene reciproco e felicità.

“Ti voglio bene, C.”

Gli occhi grandi, specchio di quelli di Hugeman. Pieni di storie, di contagiosa vitalità.

“Te ne voglio anche io Juliette… come potrebbe essere diverso?!?”

Odore di cibo buono per casa.

Svelta verso la cucina. Si ferma, mi guarda e si piega per sbirciare dentro il forno.

“Wow!”

Le melanzane ripiene sfrigolano, allegre pure loro, nella teglia.

Stasera la nostra prima cena insieme. Dopo mesi.

Una settimana insieme.

Roma. Agosto. Noi.

Poi si risalirà tutti insieme su un aereo e l’eco di una lingua straniera (non al cuore)

sostituirà il ritmo consueto di quella di origine.

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