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Ho un problema con le crostate e con gli uomini.
Le prime mi riescono buone ma brutte esteticamente.
I secondi li trovo belli esteticamente ma stronzi da far paura.
28 lunedì Feb 2022
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Ho un problema con le crostate e con gli uomini.
Le prime mi riescono buone ma brutte esteticamente.
I secondi li trovo belli esteticamente ma stronzi da far paura.
28 lunedì Feb 2022
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Io su questo mio blog non scrivo quasi mai dei libri che leggo. In tantissimi anni di vita di questo spazio sarà capitato un paio di volte. Eppure, questa volta, voglio fare un’eccezione. Non lo faccio, sebbene le parole abbiano un’importanza fondamentale nella mia vita, perché ho un’opinione poco edificante di quella che viene definita “critica letteraria”. Io leggo e molto. Da sempre. Esattamente come amo l’arte. La respiro. Mi faccio plasmare da essa. Succede anche con la musica e con il cinema. È uno scambio continuo. Una trasformazione. Dicevo, leggo molto ma non mi piace scrivere di libri. Mi sembra ridondante. Ognuno deve trovare una risonanza personale. Sì, ci si consigliano libri tra amici ma se la persona non mi conosce finisce col “propinarmi” letture che non mi sono affini. Tutto questo per esprimere un mio parere su un romanzo appena uscito che ho finito di leggere ieri sera. “Dell’anima non m’importa” di Giorgio Montefoschi.
La dichiarazione dell’autore sta tutta nel titolo. Trecentodieci pagine di vita che scorre in maniera basica ed essenziale. Sembra quasi un fotoromanzo degli anni sessanta. I protagonisti si nutrono. Si abbigliano in modo più o meno elegante e conformista. Viaggiano. Parlano. Tradiscono o evitano di farlo. Muoiono. Poi spengono la luce e vanno a dormire. Tutto con la stessa intensità monocorde. Una pasta al gratin o la morte di un padre hanno lo stesso impatto emotivo.
Potevo risparmiarmi quei soldi e questa pausa per il mio cervello. Se voglio dormire basta solo che io spenga la luce!
27 domenica Feb 2022
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Ogni volta che mi sono girata
con il cuore in tumulto
non ho trovato altri che me stessa.
27 domenica Feb 2022
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Ho conservato dei gessetti
in cui hai tuffato le tue mani
ancora bagnate di latte.
Anni dopo sulla carta,
sulle guance arrosate, sulla strada,
la gioia si è impressa
col tratto incerto della tua creatività.
Quella scatola ormai non c’è più.
Io e te, invece, siamo un po’ più forti.
Quel blu, quel verde, quel rosso,
ci hanno regalato felicità.
Senza nome. Senza tempo.
26 sabato Feb 2022
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Un amore nato piano, piano.
In un dipartimento polveroso,
è entrato un raggio bollente
che ha tagliato in due il tavolo.
Il pulviscolo denso nell’aria
e, in un momento, mi sono trovata
nel deserto e sulla catena dell’Atlante.
Anima e parole mi hanno catturata.
Per sempre.
26 sabato Feb 2022
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Appesa ad un filo dondolo
come un piccolo insetto
contro il vento che muta intensità.
Precaria metafora di una vita.
Bagno la mia pelle
e sotto il sole scaldo idee fertili.
Rosso primigenio il riflesso della mia forza.
Candida, rinasco ogni giorno,
io, la prima parola appiccicata al cuore.
24 giovedì Feb 2022
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È che certe volte non posso fare altro. Uno spazio di decompressione, tutto mio. Sono tornata nel 1992, non avevo ancora 18 anni e questa traccia, all’epoca, era la mia preferita. Ancora oggi, ogni volta che l’ascolto, la mando in loop.
24 giovedì Feb 2022
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Poterlo fare,
restare a guardare l’insieme.
Sentire il tempo che scorre
come un abbraccio fraterno.
Resistere per essere forte.
Tra le dita, altre possibilità.
Nuova fase di delicate metamorfosi.
Umana architettura di felicità.
23 mercoledì Feb 2022
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Uno spazio condiviso,
un vaso con un po’ d’acqua
e qualche margherita abbracciata
al bianco fitto della nebbiolina.
Mi sarei evitata tutto questo dolore
se solo la mia culla fosse stata
un po’ al riparo da brusche intemperie.
Mi hanno dato un nome,
le mie braccia, le mie gambe, i miei occhi.
La forza sta a me farla fiorire
come quelle splendide margherite.
23 mercoledì Feb 2022
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inCerte volte le parole non servono.
Io ci credo da sempre eppure con te sono inutili.
Tutto si amalgama in un gioco di potere che non mi appartiene. Non è il mio carattere, tesoro.
Resta pure seduto. Domina il paesaggio, accendendo e spegnendo la luce. Lo conosco questo movimento inconsulto. Ci ho vissuto dalla nascita anche se non eri tu. Sai, forse, per anni non ho saputo difendermi. Ora è diverso. Mi fa ancora male ma so perfettamente che non dipende da me. So il meccanismo che lo muove ed evito che monopolizzi la mia realtà.
Potremmo discutere sul voler bene, ma quello ha poco a che fare con la razionalità e chissà dove vai a pescare con quei tuoi occhi neri e quei sorrisi tirati che mi riportano così indietro da rivedermi come una bambina negli anni settanta.
Eh sì: ti voglio bene. E tu dove sei?