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~ Parole e belletti

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Archivi Mensili: gennaio 2015

Piacevoli digressioni

29 giovedì Gen 2015

Posted by fleurerose in Uncategorized

≈ 4 commenti

Mi perdo tra queste pagine come nei sentieri della vita.
Scorro tra un articolo e l’altro, un consiglio letterario, una ricetta culinaria, pensieri introspettivi come pennellate mosse da una mano lieve e rimango incantata.
Colgo le parole, le faccio mie. Le assaporo come bocconi di un pranzo raffinato, un convivio a cui ho avuto la fortuna di essere stata invitata.
Leggo e mi riposo.
Leggo vorace per poi abbandonarmi alla calma dei miei pensieri.
E’ una piccola sorpresa questo spazio e sono qui per ringraziare tutti voi di ogni singola parola che ogni giorno bussa alla porta!

Il futuro!

18 domenica Gen 2015

Posted by fleurerose in Uncategorized

≈ 1 Commento

E’ uno schiaffo questo freddo. Nel buio e nel silenzio evoco immagini che galleggiano nella mia anima come profughi persi nel mare.
Aspetto una lampara ad illuminare questo nero. Uno spicchio giallo contro gli spigoli dei miei pensieri.
Non ho risposte a questa solitudine.
Non è solitudine. E’ uno stato d’animo.
Chi vuoi ingannare tu?
Te stessa. Forse.
Allora tornano le nuvole di marzo nel cielo della mia vita.
La strada grigia. La casa rossa. Il tintinnio di un campanello montato su una bici nera.
“Helloooo!”
Una voce bambina giù nel cortile.
La nebbia gentile che prova pietà e copre materna ogni umano dolore.
Cerco di legare il passato al presente.
Cerco di sognare il futuro.
Brava!!!
Continua così…
Il futuro?!?
Il FUTURO!

Démos cràtos

13 martedì Gen 2015

Posted by fleurerose in Uncategorized

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Ogni giorno, ogni ora, ogni minuto della mia vita, ripeto quanto sia importante l’etimologia delle parole.
Dobbiamo sapere da dove arriva la nostra lingua, perché attraverso di essa ci esprimiamo e trasmettiamo il sapere. Lo veicoliamo, lo rendiamo vivo quotidianamente.

Démos-cràtos, dal greco: governo del popolo.

Trovo che in questo momento sia importante rinnovare, energizzare, rendere vivo, nella sacralità dell’uso, il significato di questa parola.

Governo del popolo.

Oggi grazie alla démos cràtos posso essere qui e scrivere quello che penso.

La nostra non è una forma di organizzazione sociale perfetta ma, credo, che sia ancora adesso la migliore forma possibile!

Il vestito nuovo di Narciso

09 venerdì Gen 2015

Posted by fleurerose in Uncategorized

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Un banco orfano.

Parto da una piccola metafora, cristallizzata nella realtà, che mi racconta mio figlio ogni giorno.
Lui ha 11 anni e fa parte di quella generazione di ragazzini che è immersa nel multiculturalismo. Classi composte da bambini di provenienza variegata con storie, usi e tradizioni diverse alle spalle.
Figli di persone che sono venute in Italia da molti anni e che sono nati nel nostro paese. Bambini che hanno sentito la nostra lingua dal primo momento che si sono affacciati sulla terra e che hanno respirato la nostra realtà fin dal primo vagito.
Bambini come noi, nel senso più pragmatico del termine.
Bambini plasmati dall’edonismo che imperversa nella società occidentale da oltre cinquant’anni.
Bambini con le mani sporche di cioccolato e colori.
Bambini con il cellulare sempre acceso sui socialnetwork che tanto vanno di moda.
Bambini con le felpe e i jeans.
Bambini che corrono per i corridoi con il pallone da prendere a calci e le “parolacce” con l’inflessione dialettale della nostra italica lingua.
Bambini uguali a noi.
Bambini che vanno a scuola insieme a noi. Ogni giorno.
Bambini che si siedono sul banco illuminato dal sole dei giorni di primavera e reso buio dalle nuvole dell’inverno. Giorno dopo giorno. Anno dopo anno.
Banchi che ospitano piccoli studenti, in quella scuola che dovrebbe essere elemento di coesione e di diffusione della cultura.
Motore propulsivo di nuove idee.
Coacervo di intenzioni, proposte, emozioni, regole.
Un melting pot fecondo. Questo dovrebbe essere la scuola.
Come sono questi bambini?
Sono figli di un banco orfano.
Spesso abbandonati a loro stessi.
Lontani dalla contaminazione culturale buona. Quella che migliora le persone e, a volte, le avvicina alla genialità.
Sono bambini col quaderno dalle pagine lasciate bianche. Dai fogli strappati. Dai libri con le “orecchie”.
Sono bambini soli con le loro diversità. Figli di genitori chiusi nelle loro tradizioni, usati come unico baluardo difensivo.
Sono bambini che non imparano le poesie e non si deliziano della musicalità della lingua.
Non rispettano gli obblighi che la scuola impone come prima forma di educazione.
Sono bambini smarriti.
La solitudine della mancanza di condivisione crea voragini che sono la casa ideale di mostri terrificanti.
Il banco orfano di una cultura comune, dell’incontro profondo con l’altro, genera fragilità e paura: un futuro incerto su cui muovere passi traballanti.

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