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fleurose

~ Parole e belletti

fleurose

Archivi Mensili: luglio 2019

È qui!

31 mercoledì Lug 2019

Posted by fleurerose in Vita

≈ 10 commenti

Interno pomeriggio.

Fa caldo, molto. Le zanzare, nonostante la disinfestazione periodica, salgono a nugoli dal giardino sottostante e m’inseguono per banchettare allegramente con il mio sangue.

La sacca rosa all’ingresso. Un pacchettino sul mobile bianco, incartato di rosa anch’esso. Le braccia al collo con la porta ancora aperta.

Juliette è atterrata un’ora fa. È appena arrivata a casa. Lei dolce e delicata. Lei col sorriso disarmante e gli occhi verdi di suo padre. I capelli ricci, che ricadono ribelli lungo le spalle.

“Non ti pReoccupare” con il suo italiano incerto e l’accento morbido che tanti bei ricordi riporta a galla nel mio cuore un po’ maltrattato.

È venuta in taxi. Una scelta perentoria. Non ti affaticare. Non rischiare.

È venuta da me. Da noi. Me e G.

Lei che fa parte della nostra vita. Lei un po’ la figlia femmina sognata, desiderata come G., nonostante il momento complicato, è ancora il figlio maschio speculare. L’altra faccia della luna di un uomo che in questo momento fatico a comprendere ma a cui, nonostante tutto, mi lega un affetto (amore) a cui non so ancora abdicare.

Le braccia al collo. Cuore contro cuore. Occhi negli occhi. Baci che schioccano e parlano di bene reciproco e felicità.

“Ti voglio bene, C.”

Gli occhi grandi, specchio di quelli di Hugeman. Pieni di storie, di contagiosa vitalità.

“Te ne voglio anche io Juliette… come potrebbe essere diverso?!?”

Odore di cibo buono per casa.

Svelta verso la cucina. Si ferma, mi guarda e si piega per sbirciare dentro il forno.

“Wow!”

Le melanzane ripiene sfrigolano, allegre pure loro, nella teglia.

Stasera la nostra prima cena insieme. Dopo mesi.

Una settimana insieme.

Roma. Agosto. Noi.

Poi si risalirà tutti insieme su un aereo e l’eco di una lingua straniera (non al cuore)

sostituirà il ritmo consueto di quella di origine.

Ô de Lancôme

26 venerdì Lug 2019

Posted by fleurerose in Profumi

≈ 9 commenti

Ci sono due profumi che riconduco alla mia infanzia, uno è “Rive Gauche” di Yves Saint Laurent e l’altro è “Ô de Lancôme”. Entrambi, ovviamente, li indossava mia madre e per me vanno d’onore in quella che può essere rappresentata come memoria olfattiva.

Ô de Lancôme è stato creato nel 1969 dal naso Robert Gonnon. È un profumo che rispecchia molto lo spirito dell’epoca ma che nello stesso tempo preserva comunque un carattere di contemporaneità.

Può essere definita una fragranza esperidata, le cui note di testa sono caprifoglio, limone, mandarino e bergamotto. Quelle di cuore rosmarino, coriandolo, basilico e gelsomino. Il fondo è costituito da sandalo, muschio di quercia e vetiver.

Il flacone iconico è di vetro con delle incisioni che rappresentano lo scorrere dell’acqua. Io fino a qualche anno fa, possedevo una boccetta ricaricabile con il suo piccolo imbuto, originale degli anni settanta, completamente trasparente.

È un profumo che evoca la freschezza, estivo, refrigerante.

Ha un ottimo sillage e una buona persistenza.

Avvolgersi in una nuvola di agrumi e fiori, aiuta a mantenere alto il tono anche nelle più afose giornate estive.

Mask

24 mercoledì Lug 2019

Posted by fleurerose in Vita

≈ 4 commenti

Quanta umanità persa. Dissolta. Sparita. Fagocitata da cattive intenzioni.

La notte. Le ore del buio. I sogni interrotti da un’insonnia subdola, substrato di malattia e dolore di pura anima.

Illusione. Il cambiamento. La trasformazione. Impermeabile ad ogni stimolo esterno ad ogni imprevedibile reazione, corpo e anima se ne stanno staccati. Non comunicano. Non sentono. Un disegno su un foglio bianco. Mero esercizio di stile. Esperienza che si cristallizza senza produrre energia vitale.

Il mostro non ha quasi mai sembianze paurose. Sorride. Adula. Irretisce. Il ghigno compare solo per pochi attimi, talvolta mistificato da un raggio di sole o da un infinitesimale momento di piacere.

Intanto passano i giorni. In alcune vite, gli anni. E tu, che tanto hai amato, investito, permesso a te stessa di rischiare, rimani incredula a chiederti perché. Senza che la vita possa fornire alcuna risposta sufficiente a modificare almeno una parte di questo insopportabile dolore.

Gab e il pomeriggio.

22 lunedì Lug 2019

Posted by fleurerose in racconti

≈ 15 commenti

Tra le pieghe del viso, si nasconde il desiderio feroce. Bestia che dall’anima sale prepotente e si acquatta nelle pupille, nella curva molle delle guance, tra le rughe sottili che circondano la bocca piccola.

Senza età. Mani passano rapide sul piano della scrivania e scendono furtive verso il fuoco che arde. Brucia, senza tregua, dettando legge e ritmo ad un corpo già pingue.

Il sole intreccia storie sui muri. Disegna ombre nascoste da mobili scuri. Precorre il buio splendendo pigro su minuscoli granelli di polvere.

La mano insegue lunatico piacere. Ebbra di sensazioni narcotiche esplode in gesti di acqua e di sale. Minuscoli attimi di fertile stordimento.

Il buio arriva a coprire stille di sudore e celata vergogna.

Dolore

21 domenica Lug 2019

Posted by fleurerose in Amore

≈ 19 commenti

C’è talmente tanto dolore stanotte in me che potrei rimanere congelata anche con queste ore caldissime.

Tra le pieghe

20 sabato Lug 2019

Posted by fleurerose in Suggestioni

≈ 3 commenti

Potremmo

morire e rinascere

ogni giorno.

Solo ne avessimo voglia.

… to be

20 sabato Lug 2019

Posted by fleurerose in Vita

≈ 2 commenti

Piccola umanità

persa in stanze lussuose,

mani che s’intrecciano

senza occhi capaci di vedere.

Vita.

Significato recondito

perso dentro ore interminabili

di corpi arsi da dolore e passione.

Il lunedì di …

15 lunedì Lug 2019

Posted by fleurerose in racconti

≈ 12 commenti

Un’ombra. Il residuo di una bellezza che una volta si avviluppava fiera nei ricci fluenti e negli occhi neri. Sguardo d’imbronciata sensualità. La bocca rossa, non troppo carnosa, i denti appena un po’ schiacciati. Incisivi curvi leggermente rivolti verso l’interno.

Ora il viso segnato da un reticolo di minuscoli capillari rubizzi. Segni rossi, come ragnatele aggrappate alla pelle, a svelare un disfacimento fisico precoce. Una colpa disegnata sul volto da una mano dispettosa. I capelli, radi, il ricordo di onde possenti che incorniciavano un viso scaltro.

Altezza miserabile, un corpo tarchiato. Mani minuscole poco virili. Unghie quadrate sopra polpastrelli infantili.

La pancia appena pronunciata. Pochi peli sul dorso. Un’espressione da bambino dispettoso. Piccoli occhi voraci. La bocca serrata in una smorfia senza passione come a non voler far scappare nemmeno una stilla di saliva.

Niente.

Nessun sentimento.

Nessuna paura.

Il lunedì mattina Andrea sale in macchina. Piccola e tozza come lui. Gialla come un fiore dalla corolla chiassosa. Lui, un narciso perso nel suo stagno, mette in moto e vola via.

Veloce, sotto la pioggia o sotto il sole.

Ha un’agenda. Un impegno. Un appunto.

Si ferma.

Apre, maldestro, lo sportello. Poche parole e la donzella di turno sale su.

Un ghigno, mascherato da sorriso.

Veloce, di nuovo.

Il vento e l’acqua. Oppure il sole cocente.

Casa.

Corridoio buio.

La pancia della balena, orfana di un ingenuo Pinocchio. Alveari di palazzi dagli occhi stanchi. Alberi, mossi da noia, proiettano ombre su anime e strade.

Un minuscolo pertugio nell’intestino del mondo.

Una cantina. Una casa. Dicotomia tra apparenza e realtà.

I corpi nudi.

Seni perfetti tra le mani insaziabili.

Cazzo piccolo e insistente.

È una lotta. Una guerra. Chi viene e chi va.

Il sudore lava subdolo brandelli di anima residua.

Insieme

14 domenica Lug 2019

Posted by fleurerose in Amore

≈ 10 commenti

Interno sera.

Sono forte perché mi concedo di essere debole. Ho preparato la cena. Grigliato le melanzane, tagliato i pomodorini, sminuzzato il basilico, raccolto l’origano da uno dei vasi di fronte alla cucina. Sgocciolato e affettato i nodini di bufala. Tostato il pane integrale. Un pizzico di sale, un giro di olio ligure.

A tavola. La nostra cena. Io e G. Tovagliette di corda, acqua, coca zero. Chiacchiere. Il tempo quieto. Mentre fuori un leggero vento fa muovere come in una danza minuta le tende della sala.

Il tempo. Il nostro.

Piccoli bocconi di quiete e serenità. La stanchezza mia. La stanchezza sua, dopo la lezione di latino (che occorre recuperare i giorni persi).

Noi.

Squilla il telefono, anzi s’illumina, che la suoneria è sempre rotta.

Tu.

La tua voce squillante. È ora di pranzo lì da te.

“Petite puce, ça va? Tu me manques”

Ed io resto in silenzio. Un po’ stordita e un po’ coccolata da quelle parole, apparentemente, sincere a cui non so di nuovo dare la giusta collocazione.

“Passami G. per favore.”

Mi sforzo. Sorrido come niente fosse. Gli cedo l’iPhone.

Lo scassone nelle sue mani grandi sembra ancora più vecchio ed “inerme”.

G. saluta. Prima timidamente. Anche lui è deluso. Sta “prendendo le misure”, non sa bene quanta fiducia può ancora riporre in lui.

Poi qualcosa cambia di nuovo.

Vedo il suo viso distendersi. Gli occhi farsi più sereni. La bocca aprirsi in un sorriso che presto diventa una risata prorompente.

Ignoro cosa gli stia dicendo. Ma l’alchimia è compiuta.

Questa sera una piccola magia ha attraversato l’oceano e ha raggiunto anche il cuore un po’ deluso di mio figlio.

Sono piccoli passi. Sono momenti.

Tu lì.

Noi qui.

Una danza fatta di aggiustamenti. Sofferenza e felicità.

Insieme possiamo costruire.

Insieme possiamo restare.

Insieme C.

Senza inutili fughe o paure ridondanti… che, certe volte, la vita riesce a sorprenderci più di quanto noi possiamo solo immaginare.

“Mi pensi?!?”

14 domenica Lug 2019

Posted by fleurerose in Amore

≈ 10 commenti

Interno notte.

Sdraiata su un fianco. Il sentore di nicotina nel naso e nella gola di una sigaretta fumata di straforo che il corpo, a volte, chiede anche ciò che lo uccide.

L’una e un quarto. Rientrata da un’ora. Pizza con alcuni amici. Sempre la stessa gente da una vita. Liceo che torna nelle parole, nelle risate, nei gesti. Quarantacinque anni che diventano diciannove, in un attimo, sciolti in un abbraccio e in rivoli di ricordi disegnati in ogni ruga del viso o segno sul corpo.

Il telefono poggiato per terra s’illumina. La suoneria è rotta, devo cambiarlo. Messaggio whatsapp. Tu. “Petite puce, ça va? Mi pensi?!?” E una miriade di cuori, i tuoi.

Sei a Boston. Lontano da me. Lontano dal cuore.

Sei lì e mi sembra di non capirti più.

Con un mucchio di appunti tra le mani. Gli esami. I tuoi studenti.

Sei lì. Fuggito da Roma con il tuo letto che sta navigando sull’oceano per arrivare qui da me che era già un noi.

Sei lì. E mi scrivi più volte, “Mi pensi?!?”.

Sì C. Ti penso! Come potrebbe essere altrimenti. Sono ventuno anni che le nostre vite, in modi diversi, sono unite.

“Mi pensi?!?”

Sì. Ti penso.

Stanotte ti penso. Ti voglio. Ti amo.

Domani il sole svelerà anche le ultime intenzioni.

C.

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