Le strade del silenzio sono invisibili al cuore e portano dolore, annientamento, a volte, perdita del sé.
Ci ritroviamo davanti a noi stessi, nelle ore interminabili di notti amare o sotto il sole cocente di giorni asfissianti, e soffriamo. Guardiamo un’immagine che si è un po’ rotta e fatica a ricompattarsi perché era diventata altro. Si era arricchita o comunque trasformata attraverso un rapporto di condivisione e crescita. Giorni difficili in cui il viso velato di lacrime perde bellezza e serenità. Momenti in cui il corpo, preda di feroce nostalgia, reclama quella passione che sembrava autentica e placava, irruenta, sete atavica e famelici istinti.
Lo pensi.
Lo intuisci tra le dita, sulla pelle, tra i capelli.
Lo senti.
Poi torni in te e sai che quelle mani stringono un altro corpo, accarezzano altre idee, cullano il nascere di nuovi sogni.
Tu lentamente muori. Soffri. Ti senti “non
abbastanza”, domandandoti il perché.
Soffri, tanto, e, con una nuova consapevolezza, piano piano, rinasci.
C.